Rutilio Manetti (Siena 1571-1639) MADONNA CON BAMBINO olio su tela, cm 78x58 al recto in basso a destra stemma dipinto della famiglia Tantucci Provenienza: già collezione Tantucci, Siena; asta Sotheby's, Londra, 1969; asta Christie's, Londra, 1971; collezione privata, Firenze. Bibliografia: Londra, Sotheby's, 12 novembre 1969, n. 56; Londra, Christie's, 16 luglio 1971, p. 41, n. 120; Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana del 600 e del 700. N. 1, Torino, 1974, p. 123; F. Todini, Rutilio Manetti: note in margine a una mostra, in Paragone, XXX, 1978, 347, p. 69, fig. 54; A. Bagnoli, Il San Giorgio vittorioso di Sebastiano Conca Un restauro e tre acquisti per la collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena, Siena, 2006, p. 17, fig. 8; M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena, 2010, p. 258, tav. col. 145. Si deve a Marco Ciampolini la nota critica qui pubblicata: Il dipinto è passato, con la corretta attribuzione al Manetti, prima in un'asta Sotheby's, Londra 1969 e successivamente da Christie's, Londra 1971. Ricordato (1974) nel Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana del 600 e del 700, è stato pubblicato da Filippo Todini nel 1979 nella sua recensione alla memorabile mostra sul pittore, tenutasi a Siena l'anno precedente e curata da Alessandro Bagnoli. Il dipinto era al tempo in collezione privata a Firenze ed era stato segnalato al Todini da Mina Gregori. Lo studioso, notando il rude vigore naturalista, lo accostava all'intenso Sant'Antonio Abate che libera un'indemoniata, firmato e datato 1628, in San Domenico a Siena. La datazione proposta dal Todini è sostanzialmente accettata da Bagnoli, che nota come con poche varianti per la figura della Madonna, la bella soluzione della madre che sorregge amorosamente un grasso neonato colto in un profondo sonno era già stata usata dal pittore per un pannello del cataletto (1625) della Compagnia dei Santi Niccolò e Lucia (Siena, in deposito nella Pinacoteca Nazionale). Analizza inoltre lo stemma in basso a destra osservando che si tratta dell'arme Tantucci, con capo dell'ordine di Santo Stefano, sormontato da cappello vescovile. L'opera è stata infine da me analizzata nel repertorio sui Pittori senesi del Seicento, nell'occasione è stato possibile recuperare l'intera bibliografia e pubblicarla a colori. L'identificazione dello stemma con il cappello vescovile permette di riconoscere il committente in Girolamo Tantucci, vescovo di Grosseto dal 1622 al 1637, anno della sua morte, ed entro questi termini si dovrà necessariamente collocare l'esecuzione dell'opera. Questo prelato fu certamente coinvolto nelle questioni artistiche del tempo, in quanto nel 1625 lo troviamo abitante a Roma, assieme a due pittori, Francesco Rustici detto il Rustichino, che con il Manetti condivise il ruolo di massimo esponente del caravaggismo senese, e l'ancora ignoto Sebastiano Granucci (Roma, Archivio del Vicariato, San Lorenzo in Damaso 64, cc. 31rv; B. Sani, Il Cinquecento e il Seicento, in G. Chelazzi Dini, A. Angelini, B. Sani, Pittura Senese, Milano, Federico Motta Editore, 1997, pp. 434, 457, nota 30; M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2010, p. 672). La questione dell'amicizia fra il vescovo e il Rustichino suscita un'ulteriore ipotesi. La commissione del cataletto fu passata dal Rustici al Manetti nel 1625 visto che il primo, assente da Siena, non riusciva ad ottemperarla o forse semplicemente a completarla. Non è improbabile che il pannello del cataletto con la Madonna e il Bambino rifletta effettivamente una composizione del Rustichino rimasta allo stato ideativo e poi ripresa e definita dal Manetti. Il classicismo statuario delle figure, animato da un'intensa poetica degli affetti, avvalora questa ipotesi. Il vescovo Tantucci potrebbe aver così richiesto al Manetti una Madonna che adombrasse quella ideata dall'amico, scomparso nel 1626. Questa interessante ipotesi, al momento non verificabile, permetterebbe di approssimare l'opera alla m
Rutilio Manetti (Siena 1571-1639) MADONNA CON BAMBINO olio su tela, cm 78x58 al recto in basso a destra stemma dipinto della famiglia Tantucci Provenienza: già collezione Tantucci, Siena; asta Sotheby's, Londra, 1969; asta Christie's, Londra, 1971; collezione privata, Firenze. Bibliografia: Londra, Sotheby's, 12 novembre 1969, n. 56; Londra, Christie's, 16 luglio 1971, p. 41, n. 120; Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana del 600 e del 700. N. 1, Torino, 1974, p. 123; F. Todini, Rutilio Manetti: note in margine a una mostra, in Paragone, XXX, 1978, 347, p. 69, fig. 54; A. Bagnoli, Il San Giorgio vittorioso di Sebastiano Conca Un restauro e tre acquisti per la collezione della Banca Monte dei Paschi di Siena, Siena, 2006, p. 17, fig. 8; M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena, 2010, p. 258, tav. col. 145. Si deve a Marco Ciampolini la nota critica qui pubblicata: Il dipinto è passato, con la corretta attribuzione al Manetti, prima in un'asta Sotheby's, Londra 1969 e successivamente da Christie's, Londra 1971. Ricordato (1974) nel Catalogo Bolaffi della Pittura Italiana del 600 e del 700, è stato pubblicato da Filippo Todini nel 1979 nella sua recensione alla memorabile mostra sul pittore, tenutasi a Siena l'anno precedente e curata da Alessandro Bagnoli. Il dipinto era al tempo in collezione privata a Firenze ed era stato segnalato al Todini da Mina Gregori. Lo studioso, notando il rude vigore naturalista, lo accostava all'intenso Sant'Antonio Abate che libera un'indemoniata, firmato e datato 1628, in San Domenico a Siena. La datazione proposta dal Todini è sostanzialmente accettata da Bagnoli, che nota come con poche varianti per la figura della Madonna, la bella soluzione della madre che sorregge amorosamente un grasso neonato colto in un profondo sonno era già stata usata dal pittore per un pannello del cataletto (1625) della Compagnia dei Santi Niccolò e Lucia (Siena, in deposito nella Pinacoteca Nazionale). Analizza inoltre lo stemma in basso a destra osservando che si tratta dell'arme Tantucci, con capo dell'ordine di Santo Stefano, sormontato da cappello vescovile. L'opera è stata infine da me analizzata nel repertorio sui Pittori senesi del Seicento, nell'occasione è stato possibile recuperare l'intera bibliografia e pubblicarla a colori. L'identificazione dello stemma con il cappello vescovile permette di riconoscere il committente in Girolamo Tantucci, vescovo di Grosseto dal 1622 al 1637, anno della sua morte, ed entro questi termini si dovrà necessariamente collocare l'esecuzione dell'opera. Questo prelato fu certamente coinvolto nelle questioni artistiche del tempo, in quanto nel 1625 lo troviamo abitante a Roma, assieme a due pittori, Francesco Rustici detto il Rustichino, che con il Manetti condivise il ruolo di massimo esponente del caravaggismo senese, e l'ancora ignoto Sebastiano Granucci (Roma, Archivio del Vicariato, San Lorenzo in Damaso 64, cc. 31rv; B. Sani, Il Cinquecento e il Seicento, in G. Chelazzi Dini, A. Angelini, B. Sani, Pittura Senese, Milano, Federico Motta Editore, 1997, pp. 434, 457, nota 30; M. Ciampolini, Pittori Senesi del Seicento, Siena, Nuova Immagine Editrice, 2010, p. 672). La questione dell'amicizia fra il vescovo e il Rustichino suscita un'ulteriore ipotesi. La commissione del cataletto fu passata dal Rustici al Manetti nel 1625 visto che il primo, assente da Siena, non riusciva ad ottemperarla o forse semplicemente a completarla. Non è improbabile che il pannello del cataletto con la Madonna e il Bambino rifletta effettivamente una composizione del Rustichino rimasta allo stato ideativo e poi ripresa e definita dal Manetti. Il classicismo statuario delle figure, animato da un'intensa poetica degli affetti, avvalora questa ipotesi. Il vescovo Tantucci potrebbe aver così richiesto al Manetti una Madonna che adombrasse quella ideata dall'amico, scomparso nel 1626. Questa interessante ipotesi, al momento non verificabile, permetterebbe di approssimare l'opera alla m
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