Michele Cascella Milano Firmato e datato Michele Cascella Milano 1957 in basso a destra Olio su tela cm 70x100 Eseguito nel 1957 Provenienza: Studio d’Arte Elite, Milano (come da timbro sul retro); Collezione A. Calestani Esposizioni: Michele Cascella / La gioia di vivere, Museo Michetti, Francavilla al Mare, 13 luglio – 7 settembre 2008 Bibliografia: Catalogo ragionato generale dei dipinti di Michele Cascella a cura di Giuseppe Bonini, edito da Giorgio Mondatori, Milano 1988, pagina 229, figura 57/24; Michele Cascella / La gioia di vivere, a cura di Vittorio Sgarbi, edito da Skira, Milano 2008, pagina 74 (illustrato) e pagina 106, n. 47 Si ringrazia l'Archivio Michele Cascella a cura di Torcular srl, Milano, per aver confermato per e-mail l'autenticità dell'opera Michele Cascella è stato uno dei grandi esponenti del paesaggismo crepuscolare italiano. Iniziato alla pittura da suo padre Basilio, esordisce nel 1907 esponendo presso le sale della Famiglia Artistica Milanese. A questa esposizione ne seguono numerose altre, sia in Italia che in Francia, e il crescente apprezzamento da parte del grande pubblico unito ai riconoscimenti ricevuti da artisti e intellettuali del suo tempo - tra i quali Carlo Carrà e il poeta Clemente Rebora - lo porteranno definitivamente al successo: dal 1928 al 1942 sarà presente a tutte le edizioni della Biennale di Venezia, all’interno della quale, nel 1948, gli viene dedicata una sala personale. Tra la sua produzione un posto di rilievo è occupato dalle raffinate vedute delle città che l'artista visita durante i suoi numerosi soggiorni. Gli scorci del capoluogo lombardo, dove si era definitivamente stabilito intorno al 1920, costituiscono uno dei temi dominanti della sua pittura, riguardando sia l’illustrazione di zone centrali che di quelle periferiche. L'opera che presentiamo, una veduta urbana di Milano, fa parte proprio di questo gruppo di lavori. Nello slargo che si apre tra gli edifici, è illustrata una scena di vita cittadina in cui donne, bambini, e uomini prendono parte alle consuete attività quotidiane. Cascella restituisce con vivacità e immediatezza un’immagine di vita urbana alternando stesure di colore ricco e corposo a stesure più fluide e colorando di gioia di vivere la città e i suoi abitanti con una luce che sembra essere quella del primo mattino. In un'intervista del 1928 lo stesso Cascella spiega il suo interesse per il paesaggio urbano: "(...) Io dipingo col primo sole, quando la gente mattiniera va al lavoro. La mattina mi piace; c'è nell'aria un'altra vibrazione, un altro colore. Anche le cose hanno un altro carattere. Allora si vede più lontano; le prospettive sono più nitide, più definite (...) Gli aspetti della città moderna, e specialmente di questa Milano che è ormai la mia patria d'elezione, mi attraevano da molto tempo, ma mi sono provato a dipingerli da qualche anno. E di Milano non mi piacciono solo le grandi arterie col loro ordinato tumulto di traffico, ma anche certe vie e certe piazze dove pare che la modernità si riposi e si metta a sognare" (Aligi, Visite ad artisti, "Fiera Letteraria", 25 aprile 1928)
Michele Cascella Milano Firmato e datato Michele Cascella Milano 1957 in basso a destra Olio su tela cm 70x100 Eseguito nel 1957 Provenienza: Studio d’Arte Elite, Milano (come da timbro sul retro); Collezione A. Calestani Esposizioni: Michele Cascella / La gioia di vivere, Museo Michetti, Francavilla al Mare, 13 luglio – 7 settembre 2008 Bibliografia: Catalogo ragionato generale dei dipinti di Michele Cascella a cura di Giuseppe Bonini, edito da Giorgio Mondatori, Milano 1988, pagina 229, figura 57/24; Michele Cascella / La gioia di vivere, a cura di Vittorio Sgarbi, edito da Skira, Milano 2008, pagina 74 (illustrato) e pagina 106, n. 47 Si ringrazia l'Archivio Michele Cascella a cura di Torcular srl, Milano, per aver confermato per e-mail l'autenticità dell'opera Michele Cascella è stato uno dei grandi esponenti del paesaggismo crepuscolare italiano. Iniziato alla pittura da suo padre Basilio, esordisce nel 1907 esponendo presso le sale della Famiglia Artistica Milanese. A questa esposizione ne seguono numerose altre, sia in Italia che in Francia, e il crescente apprezzamento da parte del grande pubblico unito ai riconoscimenti ricevuti da artisti e intellettuali del suo tempo - tra i quali Carlo Carrà e il poeta Clemente Rebora - lo porteranno definitivamente al successo: dal 1928 al 1942 sarà presente a tutte le edizioni della Biennale di Venezia, all’interno della quale, nel 1948, gli viene dedicata una sala personale. Tra la sua produzione un posto di rilievo è occupato dalle raffinate vedute delle città che l'artista visita durante i suoi numerosi soggiorni. Gli scorci del capoluogo lombardo, dove si era definitivamente stabilito intorno al 1920, costituiscono uno dei temi dominanti della sua pittura, riguardando sia l’illustrazione di zone centrali che di quelle periferiche. L'opera che presentiamo, una veduta urbana di Milano, fa parte proprio di questo gruppo di lavori. Nello slargo che si apre tra gli edifici, è illustrata una scena di vita cittadina in cui donne, bambini, e uomini prendono parte alle consuete attività quotidiane. Cascella restituisce con vivacità e immediatezza un’immagine di vita urbana alternando stesure di colore ricco e corposo a stesure più fluide e colorando di gioia di vivere la città e i suoi abitanti con una luce che sembra essere quella del primo mattino. In un'intervista del 1928 lo stesso Cascella spiega il suo interesse per il paesaggio urbano: "(...) Io dipingo col primo sole, quando la gente mattiniera va al lavoro. La mattina mi piace; c'è nell'aria un'altra vibrazione, un altro colore. Anche le cose hanno un altro carattere. Allora si vede più lontano; le prospettive sono più nitide, più definite (...) Gli aspetti della città moderna, e specialmente di questa Milano che è ormai la mia patria d'elezione, mi attraevano da molto tempo, ma mi sono provato a dipingerli da qualche anno. E di Milano non mi piacciono solo le grandi arterie col loro ordinato tumulto di traffico, ma anche certe vie e certe piazze dove pare che la modernità si riposi e si metta a sognare" (Aligi, Visite ad artisti, "Fiera Letteraria", 25 aprile 1928)
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