Matteo Durante La Maddalena Penitente Firmato e datato 1663 Cere policrome La santa è raffigurata in una grotta, genuflessa di fronte al Crocifisso, accompagnato da un libro e da un teschio: una mano è al petto laltra regge uno strumento di penitenza. Lo sguardo è rivolto in alto verso un cardellino poggiato sulla roccia.E racchiusa in una cornice impiallacciata in ebano con profili e ornati a volute e tralicci dorati.Sul retro reca la firma a inchiostro Matheo durante fecit 1663 e un ritaglio di carta stampato con la scritta parzialmente leggibile: 58Two curious reliefs in wax in eb... gilt frames The Magdalen in the Cave and St Francis in its Cel... (inscribed Mattheus Durante, fecit 1663) accompagnata da una annotazione a penna: Sale A. J. Hanes [?]Dimensioni: cm 23 x 17 (cm 38,5 x 32,5 con la cornice)La Santa raffigurata in questa delicata ceroplastica sembra essere Maria Maddalena in penitenza durante la sua vita di espiazione dopo la morte di Cristo. Come è risaputo la sua iconografia è estremante variata e si confonde talvolta con quella di Maria Egiziaca. Nel caso qui in esame, invece, la composizione è ripresa da un celebre dipinto di Anthony van Dyck raffigurante Santa Rosalia e di cui esistono varie versioni e copie, una delle quali si conserva nella Galleria Regionale della Sicilia a Palazzo Abatellis a Palermo, proveniente ex antico dalla collezione del Principe di Belmonte1. Non sappiamo se lautore della ceroplastica abbia potuto vedere uno di questi dipinti o una stampa che probabilmente ribalta la composizione. Comunque nella tela di van Dyck o della sua bottega la posizione della Santa è la stessa (ma contrapposta) con una mano appoggiata al petto e laltra distesa verso il basso (nella cera questa mano regge una sferza).Nonostante la composizione ripeta le idee di van Dyck per la posizione della figura, qui non si tratta, lo si ripete, di Santa Rosalia la quale è sempre incoronata di rose. Daltra parte la presenza del Crocifisso, di un teschio e del cardellino (simbolo della Passione e per traslato della corona di spine) sembra inequivocabilmente alludere alla Maddalena pentita.Lopera risulta firmata da un misterioso ceroplasta, Matteo Durante che la data nel 1663. Di questo artista esiste una sola altra opera resa nota nel 1949 quando si trovava a Siracusa presso la nobile famiglia Nava (dove tuttora è). Lautore dellarticolo, un ben noto studioso siciliano, Santi Luigi Agnello, aveva ritrovato la firma del Durante sul retro ligneo della composizione, come accade nella nostra opera, e con una grafia identica; la data era esattamente la stessa: Matheo durante fecit 1663 2.Nulla sappiamo su questo Durante: presumiamo che sia siciliano e forse di Siracusa dove risiedeva la famiglia Nava. Unaltra minuscola informazione viene dal cartellino a stampa pressoché illeggibile (probabilmente tratto da un catalogo di unasta inglese): la nostra Magdalen in the Cave era accompagnata da una raffigurazione di San Francesco oggi a noi ignota. Il cartellino ha unaggiunta a penna di difficilissima lettura che potrebbe sciogliersi in Sale (ossia vendita) di C.L. o A.J. Hanes o Haces.La nostra ceroplastica è racchiusa in una cornice di bella qualità che appare quella originale: ben potrebbe essere di mano siciliana.Il presente lavoro è di notevole qualità. Era stato attribuito per tradizione famigliare a Gaetano Zummo (1656-1701), il più famoso ceroplasta della sua epoca, nato a Siracusa ma attivo sia nella Firenze dei Medici sia nella Francia di Luigi XIV. Il fare di Matteo Durante, come si presenta nella nostra opera e nel San Girolamo della collezione Nava di Siracusa, è assai meno naturalistico e non immune di una certa astrazione anatomica nei particolari. Nella nostra Maddalena non manca di interesse notare come Durante abbia usato una colorazione particolarmente chiara per la pelle che pare voler simulare lavorio. E ben noto che in Sicilia quella materia era particolarmente ricercata e spesso impiegata da
Matteo Durante La Maddalena Penitente Firmato e datato 1663 Cere policrome La santa è raffigurata in una grotta, genuflessa di fronte al Crocifisso, accompagnato da un libro e da un teschio: una mano è al petto laltra regge uno strumento di penitenza. Lo sguardo è rivolto in alto verso un cardellino poggiato sulla roccia.E racchiusa in una cornice impiallacciata in ebano con profili e ornati a volute e tralicci dorati.Sul retro reca la firma a inchiostro Matheo durante fecit 1663 e un ritaglio di carta stampato con la scritta parzialmente leggibile: 58Two curious reliefs in wax in eb... gilt frames The Magdalen in the Cave and St Francis in its Cel... (inscribed Mattheus Durante, fecit 1663) accompagnata da una annotazione a penna: Sale A. J. Hanes [?]Dimensioni: cm 23 x 17 (cm 38,5 x 32,5 con la cornice)La Santa raffigurata in questa delicata ceroplastica sembra essere Maria Maddalena in penitenza durante la sua vita di espiazione dopo la morte di Cristo. Come è risaputo la sua iconografia è estremante variata e si confonde talvolta con quella di Maria Egiziaca. Nel caso qui in esame, invece, la composizione è ripresa da un celebre dipinto di Anthony van Dyck raffigurante Santa Rosalia e di cui esistono varie versioni e copie, una delle quali si conserva nella Galleria Regionale della Sicilia a Palazzo Abatellis a Palermo, proveniente ex antico dalla collezione del Principe di Belmonte1. Non sappiamo se lautore della ceroplastica abbia potuto vedere uno di questi dipinti o una stampa che probabilmente ribalta la composizione. Comunque nella tela di van Dyck o della sua bottega la posizione della Santa è la stessa (ma contrapposta) con una mano appoggiata al petto e laltra distesa verso il basso (nella cera questa mano regge una sferza).Nonostante la composizione ripeta le idee di van Dyck per la posizione della figura, qui non si tratta, lo si ripete, di Santa Rosalia la quale è sempre incoronata di rose. Daltra parte la presenza del Crocifisso, di un teschio e del cardellino (simbolo della Passione e per traslato della corona di spine) sembra inequivocabilmente alludere alla Maddalena pentita.Lopera risulta firmata da un misterioso ceroplasta, Matteo Durante che la data nel 1663. Di questo artista esiste una sola altra opera resa nota nel 1949 quando si trovava a Siracusa presso la nobile famiglia Nava (dove tuttora è). Lautore dellarticolo, un ben noto studioso siciliano, Santi Luigi Agnello, aveva ritrovato la firma del Durante sul retro ligneo della composizione, come accade nella nostra opera, e con una grafia identica; la data era esattamente la stessa: Matheo durante fecit 1663 2.Nulla sappiamo su questo Durante: presumiamo che sia siciliano e forse di Siracusa dove risiedeva la famiglia Nava. Unaltra minuscola informazione viene dal cartellino a stampa pressoché illeggibile (probabilmente tratto da un catalogo di unasta inglese): la nostra Magdalen in the Cave era accompagnata da una raffigurazione di San Francesco oggi a noi ignota. Il cartellino ha unaggiunta a penna di difficilissima lettura che potrebbe sciogliersi in Sale (ossia vendita) di C.L. o A.J. Hanes o Haces.La nostra ceroplastica è racchiusa in una cornice di bella qualità che appare quella originale: ben potrebbe essere di mano siciliana.Il presente lavoro è di notevole qualità. Era stato attribuito per tradizione famigliare a Gaetano Zummo (1656-1701), il più famoso ceroplasta della sua epoca, nato a Siracusa ma attivo sia nella Firenze dei Medici sia nella Francia di Luigi XIV. Il fare di Matteo Durante, come si presenta nella nostra opera e nel San Girolamo della collezione Nava di Siracusa, è assai meno naturalistico e non immune di una certa astrazione anatomica nei particolari. Nella nostra Maddalena non manca di interesse notare come Durante abbia usato una colorazione particolarmente chiara per la pelle che pare voler simulare lavorio. E ben noto che in Sicilia quella materia era particolarmente ricercata e spesso impiegata da
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