Auktionsarchiv: Los-Nr. 313

Marcello Venusti (Como 1510 - Roma 1579)

Schätzpreis
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 313

Marcello Venusti (Como 1510 - Roma 1579)

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Beschreibung:

Lot 313 Marcello Venusti (Como 1510 - Roma 1579) olio su rame, cm 40x30 (cadute di colore) Il dipinto costituisce un importante esempio della produzione pittorica di Marcello Venusti durante la metà degli anni Cinquanta del XVI secolo. L'artista di origine lombarda è noto soprattutto per aver diffuso i disegni di Michelangelo Buonarroti attraverso la trasposizione in pittura. Dopo un apprendistato mantovano, Venusti giunse a Roma intorno agli anni quaranta del Cinquecento. Grazie all'appoggio del cardinale Alessandro Farnese junior, nipote di papa Paolo III, lavorò prima nei cantieri diretti da Perin del Vaga in Castel Sant'Angelo e nella nuova San Pietro, in seguito a fianco di Michelangelo nella cappella Paolina in Vaticano. Tra le opere di Venusti, riferibili al primo periodo romano, è celebre la copia in formato ridotto del Giudizio Universale (Napoli, Pinacoteca Nazionale di Capodimonte), una testimonianza di estrema importanza in quanto documenta l'affresco michelangiolesco prima degli interventi censori, nonché la familiarità che venne a crearsi tra l'artista lombardo e l'anziano maestro. Traducendo in pittura i disegni che il Buonarroti gli concedeva o che otteneva per il tramite del gentiluomo Tommaso de' Cavalieri, Venusti si guadagnò ben presto un vasto consenso, testimoniato dalla presenza dei suoi dipinti nelle collezioni di nobili famiglie, come gli Aldobrandini, i Borghese o i Doria Pamphilj, solo per citarne alcune, e nelle cappelle gentilizie di numerose chiese romane (mi permetto di rimandare alla monografia F. Parrilla, Marcello Venusti un pittore all'ombra di Michelangelo, Campisano ed., Roma c.d.s.). La composizione è il risultato dell'unione di tre importanti disegni realizzati da Michelangelo durante gli ultimi anni della sua vita, quando entrò in contatto con gli spirituali di Viterbo: il Cristo vivo sulla croce, oggi al British Museum di Londra, realizzato per la marchesa di Pescara Vittoria Colonna, e i due fogli raffiguranti la Madonna e il San Giovanni dolente ai piedi della croce, conservati al Museo del Louvre a Parigi. A partire dal prototipo michelangiolesco, Venusti fece della Crocifissione un numero imprecisato di varianti, più o meno ricche di particolari. Le più note si conservano rispettivamente nella Galleria Doria Pamphilj a Roma, nel museo di Casa Buonarroti a Firenze e presso il collegio gesuitico di Campion Hall ad Oxford (per quest'ultima è stata proposta l'autografia michelangiolesca, ipotesi che non ha trovato seguito). Nella particolare collazione dei tre disegni michelangioleschi si notano immediatamente delle modifiche attuate da Venusti e soprattutto l'utilizzo di un diverso linguaggio che suggerisce una sorta di normalizzazione del tema cristologico, promosso dall'artista valtellinese e dai suoi committenti nel clima tridentino. Ne è un esempio, l'aggiunta ai piedi della croce di Maria Maddalena, mai realizzata da Michelangelo per questo specifico soggetto, ma raffigurata come vuole la tradizione da diversi pittori già dal trecento. Anche i contemporanei di Venusti - il pittore Scipione Pulzone per citarne uno - aggiunsero la Maddalena ai piedi della croce, apportando maggiore pathos alla composizione. Questo rame dipinto da Venusti, può a mio avviso costituire il prototipo della serie di composizioni che hanno la Maddalena come quarto personaggio. L'idea di aggiungere un'altra figura alle tre già ideate da Michelangelo ebbe molto successo, soprattutto in Spagna. A questo proposito è importante ricordare la versione conservata nella cattedrale di Santa Maria de la Redonda a Logrofio in Spagna, erroneamente attribuita a Michelangelo. Nel rame, oggetto di questa scheda, piccole gocce di sangue intaccano la perfetta anatomia del corpo di Cristo disegnato da Michelangelo che, com'è noto, aveva rappresentato la Passione senza alcun segno visibile: nel disegno la raffinata muscolatura non ha segni di ferite o lividi della flagellazione, la bellezza terrena diventa pertanto simbolo

Auktionsarchiv: Los-Nr. 313
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Lot 313 Marcello Venusti (Como 1510 - Roma 1579) olio su rame, cm 40x30 (cadute di colore) Il dipinto costituisce un importante esempio della produzione pittorica di Marcello Venusti durante la metà degli anni Cinquanta del XVI secolo. L'artista di origine lombarda è noto soprattutto per aver diffuso i disegni di Michelangelo Buonarroti attraverso la trasposizione in pittura. Dopo un apprendistato mantovano, Venusti giunse a Roma intorno agli anni quaranta del Cinquecento. Grazie all'appoggio del cardinale Alessandro Farnese junior, nipote di papa Paolo III, lavorò prima nei cantieri diretti da Perin del Vaga in Castel Sant'Angelo e nella nuova San Pietro, in seguito a fianco di Michelangelo nella cappella Paolina in Vaticano. Tra le opere di Venusti, riferibili al primo periodo romano, è celebre la copia in formato ridotto del Giudizio Universale (Napoli, Pinacoteca Nazionale di Capodimonte), una testimonianza di estrema importanza in quanto documenta l'affresco michelangiolesco prima degli interventi censori, nonché la familiarità che venne a crearsi tra l'artista lombardo e l'anziano maestro. Traducendo in pittura i disegni che il Buonarroti gli concedeva o che otteneva per il tramite del gentiluomo Tommaso de' Cavalieri, Venusti si guadagnò ben presto un vasto consenso, testimoniato dalla presenza dei suoi dipinti nelle collezioni di nobili famiglie, come gli Aldobrandini, i Borghese o i Doria Pamphilj, solo per citarne alcune, e nelle cappelle gentilizie di numerose chiese romane (mi permetto di rimandare alla monografia F. Parrilla, Marcello Venusti un pittore all'ombra di Michelangelo, Campisano ed., Roma c.d.s.). La composizione è il risultato dell'unione di tre importanti disegni realizzati da Michelangelo durante gli ultimi anni della sua vita, quando entrò in contatto con gli spirituali di Viterbo: il Cristo vivo sulla croce, oggi al British Museum di Londra, realizzato per la marchesa di Pescara Vittoria Colonna, e i due fogli raffiguranti la Madonna e il San Giovanni dolente ai piedi della croce, conservati al Museo del Louvre a Parigi. A partire dal prototipo michelangiolesco, Venusti fece della Crocifissione un numero imprecisato di varianti, più o meno ricche di particolari. Le più note si conservano rispettivamente nella Galleria Doria Pamphilj a Roma, nel museo di Casa Buonarroti a Firenze e presso il collegio gesuitico di Campion Hall ad Oxford (per quest'ultima è stata proposta l'autografia michelangiolesca, ipotesi che non ha trovato seguito). Nella particolare collazione dei tre disegni michelangioleschi si notano immediatamente delle modifiche attuate da Venusti e soprattutto l'utilizzo di un diverso linguaggio che suggerisce una sorta di normalizzazione del tema cristologico, promosso dall'artista valtellinese e dai suoi committenti nel clima tridentino. Ne è un esempio, l'aggiunta ai piedi della croce di Maria Maddalena, mai realizzata da Michelangelo per questo specifico soggetto, ma raffigurata come vuole la tradizione da diversi pittori già dal trecento. Anche i contemporanei di Venusti - il pittore Scipione Pulzone per citarne uno - aggiunsero la Maddalena ai piedi della croce, apportando maggiore pathos alla composizione. Questo rame dipinto da Venusti, può a mio avviso costituire il prototipo della serie di composizioni che hanno la Maddalena come quarto personaggio. L'idea di aggiungere un'altra figura alle tre già ideate da Michelangelo ebbe molto successo, soprattutto in Spagna. A questo proposito è importante ricordare la versione conservata nella cattedrale di Santa Maria de la Redonda a Logrofio in Spagna, erroneamente attribuita a Michelangelo. Nel rame, oggetto di questa scheda, piccole gocce di sangue intaccano la perfetta anatomia del corpo di Cristo disegnato da Michelangelo che, com'è noto, aveva rappresentato la Passione senza alcun segno visibile: nel disegno la raffinata muscolatura non ha segni di ferite o lividi della flagellazione, la bellezza terrena diventa pertanto simbolo

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