Luca Carlevarijs Udine1663-Venezia1729 "Porto di mare con arco trionfale" e " Rovine con ponte e fontana " Pendant ad olio su tela, cm. 103x69. Uno dei dipinti è siglato e datato. Questi due importanti dipinti di capriccio documentati per la prima volta da Aldo Rizzi nel 1973 , facevano parte della prestigiosa collezione Giustinian di Venezia e sono da considerarsi fondamentali esempi della pittura di carattere rovinistico della piena maturità dell’Artista. I riferimenti all’architettura romana sono ricavati dai modelli dell’ arco di Costantino e della fontana del Bernini che permettono a Carlevarijs con la sua maestria compositiva e soprattutto prospettica , utilizzando lo scorcio per evidenziare le figure con il ponte e la banchina con le merci e i personaggi, di creare visioni pittoriche suggestive alimentate dallo sfumato atmosferico che contraddistingue la sua migliore produzione pittorica. Della sua formazione come ebbe modo di scrivere Orlandi nel 1704 non ebbe "positivo maestro", ma studiò "or qua or là" ; e certamente a Venezia non dovettero parere congeniali al giovane gli artisti ivi operanti, a eccezione forse di J. Heintz, il pittore spentosi nella città lagunare nel 1678, alla cui fase fase primitiva - fra il 1680 e il 1685 - va riferita una Regata in Canal Grande, siglata L.C.V. ("Luca Carlevariis Vtinensis") della Galleria Estense di Modena, che testimonia il precoce interesse vedutistico dell’artista ancora legato al gusto del pittore tedesco. Nel 1701, con dedica al doge Alvise Mocenigo, pubblicava centoquattro acqueforti intitolate Le fabriche e vedute di Venetia disegnate, poste in prospettiva et intagliate da L. C. con privilegii ( i disegni preparatori sono conservati al British Museum). In seguito al tono distaccato e alla luce fredda dei precedenti vedutistici di Van Wittel , egli oppone l’osservazione diretta dei luoghi e una luminosità viva; i tagli netti, i segni paralleli, le svirgolature evocano con i cieli dilatati e le liquide distese, una meticolosità da scienziato, facendo uso per esigenza di precisione del "pettine" e della "camera oscura" dando così inizio alla stagione del vedutismo settecentesco canalettiano. Nei dipinti qui presentati la conquista cromatica e quella prospettica vanno di pari passo : la luce si fa più chiara come nel Porto con città murata e nella Marina (siglata e datata 1704; Roma, coll. Piperno) e la prospettiva si dilata al massimo come nell’Entrata dell’ambasciatore britannico lord Manchester (1707;Birmingham, City Art Gallery and Museum). Prov.: Collezione Giustinian Venezia, collezione privata Udine. Bibl.: Aldo Rizzi, Luca Carlevarijs, Alfieri, Venezia 1967; Aldo Rizzi, I maestri della pittura veneta del ’700, Electa, Milano 1973. pag.69; I. Reale, D. Succi, Luca Carlevarijs e la veduta veneziana del Settecento, Electa, Milano 1994 pag.216 /217 fig.46 e 47.
Luca Carlevarijs Udine1663-Venezia1729 "Porto di mare con arco trionfale" e " Rovine con ponte e fontana " Pendant ad olio su tela, cm. 103x69. Uno dei dipinti è siglato e datato. Questi due importanti dipinti di capriccio documentati per la prima volta da Aldo Rizzi nel 1973 , facevano parte della prestigiosa collezione Giustinian di Venezia e sono da considerarsi fondamentali esempi della pittura di carattere rovinistico della piena maturità dell’Artista. I riferimenti all’architettura romana sono ricavati dai modelli dell’ arco di Costantino e della fontana del Bernini che permettono a Carlevarijs con la sua maestria compositiva e soprattutto prospettica , utilizzando lo scorcio per evidenziare le figure con il ponte e la banchina con le merci e i personaggi, di creare visioni pittoriche suggestive alimentate dallo sfumato atmosferico che contraddistingue la sua migliore produzione pittorica. Della sua formazione come ebbe modo di scrivere Orlandi nel 1704 non ebbe "positivo maestro", ma studiò "or qua or là" ; e certamente a Venezia non dovettero parere congeniali al giovane gli artisti ivi operanti, a eccezione forse di J. Heintz, il pittore spentosi nella città lagunare nel 1678, alla cui fase fase primitiva - fra il 1680 e il 1685 - va riferita una Regata in Canal Grande, siglata L.C.V. ("Luca Carlevariis Vtinensis") della Galleria Estense di Modena, che testimonia il precoce interesse vedutistico dell’artista ancora legato al gusto del pittore tedesco. Nel 1701, con dedica al doge Alvise Mocenigo, pubblicava centoquattro acqueforti intitolate Le fabriche e vedute di Venetia disegnate, poste in prospettiva et intagliate da L. C. con privilegii ( i disegni preparatori sono conservati al British Museum). In seguito al tono distaccato e alla luce fredda dei precedenti vedutistici di Van Wittel , egli oppone l’osservazione diretta dei luoghi e una luminosità viva; i tagli netti, i segni paralleli, le svirgolature evocano con i cieli dilatati e le liquide distese, una meticolosità da scienziato, facendo uso per esigenza di precisione del "pettine" e della "camera oscura" dando così inizio alla stagione del vedutismo settecentesco canalettiano. Nei dipinti qui presentati la conquista cromatica e quella prospettica vanno di pari passo : la luce si fa più chiara come nel Porto con città murata e nella Marina (siglata e datata 1704; Roma, coll. Piperno) e la prospettiva si dilata al massimo come nell’Entrata dell’ambasciatore britannico lord Manchester (1707;Birmingham, City Art Gallery and Museum). Prov.: Collezione Giustinian Venezia, collezione privata Udine. Bibl.: Aldo Rizzi, Luca Carlevarijs, Alfieri, Venezia 1967; Aldo Rizzi, I maestri della pittura veneta del ’700, Electa, Milano 1973. pag.69; I. Reale, D. Succi, Luca Carlevarijs e la veduta veneziana del Settecento, Electa, Milano 1994 pag.216 /217 fig.46 e 47.
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