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LEOPARDI, GIACOMO - E', QUESTA, UNA DELLE PIù DIVERTENTI LETTERE DI UNO DEI MASSIMI CARTEGGI DELL'OTTOCENTO ITALIANO, QUELLO TRA I DUE, TANTO DIVERSI, LEOPARDI DELLA NOSTRA STORIA LETTERARIA. SIAMO NEL CORSO DEL CELEBRE VIAGGIO DI GIACOMO NELLA CITTà ETERNA, NEL 1823 (LA LETTERA, DI UNA P. E 1/2 IN-4, CON INDIRIZZO A. IN PIEGO - AL NOBIL UOMO IL SIG. CONTE MONALDO LEOPARDI GONFALONIERE DI RECANATI - TERMINA CON INACIDITE CONSIDERAZIONI CLIMATICHE: NOI ABBIAMO UN GRAN FREDDO, E LA PRIMAVERA SI TIRA SEMPRE ADDIETRO, MA TUTTI STIAMO BENE : LA DATA è: ROMA, 15 MARZO 1823 ), E L'EPISODIO LA DICE LUNGHISSIMA SULL' ENNUI CHE IL POETA DOVEVA PROVARE, A CONFRONTO CON UNA SOCIETà ARTISTICA E LETTERARIA, QUELLA ROMANA, ORMAI IRRIMEDIABILMENTE DECADUTA. LA MORTE DI CANOVA, L'ANNO PRIMA, è IN QUESTO SENSO UN COLPO DURISSIMO; E, SE LEOPARDI NON NE COMMENTA LA PORTATA STORICA, CON QUASI OPERETTISTICA VERVE DIALOGICA, CI RESTITUISCE UN ASPETTO MINORE DELL'ECO CHE SIFFATTO AVVENIMENTO EBBE NELL'URBE: IL SET DELLA SCENETTA è A UN PRANZO DATO DALL'AVVOCATO FUSCONI, ALTO GERARCA PONTIFICIO: I COMPRIMARI, UNA SCOMBINATA PATTUGLIA DI ANTIQUARI E ARCHIVISTI CAPITANATA DAL MITICO FILOLOGO ANGELO MAI : OSSIA (LA SECCA POTENZA AWFUL DI QUELLA PARENTESI!...), LA CRèME DELL' INTELLIGENZIA ROMANA, APPENA UNA GENERAZIONE DOPO I WINCKELMANN, I VISCONTI, I MENGS, I CANOVA (APPUNTO). SUNT LACHRIMAE RERUM ... AL PRANZO DEL QUALE ELLA MI DOMANDA, DATO DA MONSIG. MAI, FUMMO IL DOTT. DE MATTHEIS CHE GODE QUI MOLTA OPINIONE IN LETTERATURA (OSSIA IN ANTIQUARIA), MONSIG. MARINI NEPOTE DEL FAMOSO GAETANO MARINI E SUO SUCCESSORE NELL'IMPIEGO DI ARCHIVISTA VATICANO, L'AB. PALCANI EXGESUITA, UN ECCLESIASTICO CHE NON CONOSCEVAMO, ED IO. CADDE IL DISCORSO SOPRA I CELEBRI FUNERALI DI CANOVA FATTI QUI POCHI GIORNI AVANTI, E SULL'ORAZION FUNEBRE RECITATA DALL'AB. MISSIRINI, LA QUALE NON VALEVA NULLA, MA IL CARNEVALE E L'ORAZIONE DEL MISSIRINI ERANO I DISCORSI DELLA GIORNATA, E CONVENIVA ADATTARVISI. IO DISSI SOPRA QUELLA ORAZIONE IL MIO PARERE, CHE FU SEGUITO E CONFERMATO DAGLI ALTRI, FUORCHé DA MONSIG. MAI CHE PER ACCIDENTALITà NON ATTESE AL DISCORSO. IN SOMMA L'ORAZIONE FU DISAPPROVATA A PIENI VOTI. DOPO IL PRANZO, AVANTI DI PRENDERE IL CAFFè, SI SEPPE CHE QUELL'ECCLESIASTICO SCONOSCIUTO ERA L'ABATE MISSIRINI CHE MONSIG. MAI AVEVA INAVVERTITAMENTE TRASCURATO DI FAR CONOSCERE AI COMMENSALI. DISPIACQUE A TUTTI L'INCONVENIENTE, MA NON ESSENDOVI NEPPUR LUOGO A SCUSE, CONVENNE DISSIMULARE. USCITI DI Là, IO NON PARLAI, MA TUTTI GLI ALTRI E LO STESSO MISSIRINI RACCONTARONO SUBITO IL FATTO A MEZZO MONDO, E TUTTA ROMA LETTERATA FU PIENA DI QUESTA BAGATTELLA, DELLA QUALE MISSIRINI ED IO FUMMO I PROTAGONISTI, PERCHé GLI ALTRI ERAN VENUTI DIETRO AL PARER MIO. VERAMENTE LE RISATE CHE FURONO FATTE DI QUESTO INCIDENTE IN VARI LUOGHI, NON FURONOALLE MIE SPALLE. SEPPI POI CHE MISSIRINI AVEVA MANDATO A MONSIG. MAI CERTI PETTEGOLEZZI PERCHé LI RIMETTESSE A ME, E CHE MONSIGNORE ERA STATO A POSTA DA LUI E L'AVEVA PERSUASO A NON FARNE ALTRO. LE HO RACCONTATO QUESTA STORIELLA PER UBBIDIRLA [...] E BACIANDOLE LA MANO MI RIPETO SUO AMOROSISSIMO FIGLIO GIACOMO .