(Roma, 1600 - 1636) San Bartolomeo Olio su tela, cm 71X57
La tela recava un attribuzione a Mattia Preti motivata plausibilmente dal carattere tenebroso dell'immagine, che indubbiamente è debitrice del modulato caravaggismo del pittore calabrese. Tuttavia, lo stile della figura evidenzia altresì inflessioni bolognesi e romane che suggeriscono il riferimento a Giuseppe Puglia detto il Bastaro, artista che pronunciò una personalissima interpretazione del Naturalismo primo seicentesco. Interessante è altresì notare come il pittore si distanziò dai modelli aulici dell'epoca, conseguendo affinità espressive con Emilio Savonanzi e Giovanni Giacomo Sementi seguendo la tradizione ludovichiana e guercinesca, così come gli insegnamenti di Giovanni Lanfranco mediati da Francesco Cozza lo condussero a rileggere i testi figurativi del Gramatica. Bastano questi pochi esempi per poter definire singolare il percorso evolutivo del nostro pittore, evidentemente attento a seguire una precisa e dottrinale linea espressiva, quel naturalismo classicizzato che fu anche di Antonio Gherardi e Giovan Battista Boncori, anch'essi resistenti alle direttive di quel gusto cortonesco che divenne egemone a partire dal 1630. Bibliografia di riferimento: M. Francucci, 'Giuseppe Puglia il Bastaro', San Casciano 2014
(Roma, 1600 - 1636) San Bartolomeo Olio su tela, cm 71X57
La tela recava un attribuzione a Mattia Preti motivata plausibilmente dal carattere tenebroso dell'immagine, che indubbiamente è debitrice del modulato caravaggismo del pittore calabrese. Tuttavia, lo stile della figura evidenzia altresì inflessioni bolognesi e romane che suggeriscono il riferimento a Giuseppe Puglia detto il Bastaro, artista che pronunciò una personalissima interpretazione del Naturalismo primo seicentesco. Interessante è altresì notare come il pittore si distanziò dai modelli aulici dell'epoca, conseguendo affinità espressive con Emilio Savonanzi e Giovanni Giacomo Sementi seguendo la tradizione ludovichiana e guercinesca, così come gli insegnamenti di Giovanni Lanfranco mediati da Francesco Cozza lo condussero a rileggere i testi figurativi del Gramatica. Bastano questi pochi esempi per poter definire singolare il percorso evolutivo del nostro pittore, evidentemente attento a seguire una precisa e dottrinale linea espressiva, quel naturalismo classicizzato che fu anche di Antonio Gherardi e Giovan Battista Boncori, anch'essi resistenti alle direttive di quel gusto cortonesco che divenne egemone a partire dal 1630. Bibliografia di riferimento: M. Francucci, 'Giuseppe Puglia il Bastaro', San Casciano 2014
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