Giovanni Francesco Pieri (attribuita a) Crocifissione Cere policrome circa 1730-1750 Su un fondo ligneo ricoperto in cera dipinta si staglia la figura del Cristo crocifisso, a tutto tondo, fiancheggiato da due angeli con emblemi della Passione il calice, il velo della Veronica- mentre un altro, ai piedi, ha il vaso col balsamo e siede in posizione opposta alla figura della Maddalena adorante. Piccoli cherubini chiudono in alto la composizione, contenuta in una teca con una cornice lignea intagliata e dorata a motivi di volute spezzate con una cimasa a frontone curvilineo interrotto da una foglia dacanto.Dimensioni: cm 47 x 37 x 7 con la cornice - cm 28 x 23 senza corniceQuesta composizione elegante, priva del senso tragico che il soggetto comporta, è tipica del pieno Settecento. Il sangue di Cristo, ad esempio, è reso meno drammatico dal contrasto con la chioma fluente della Maddalena mentre i putti svolazzanti, che reggono due dei simboli della Passione, e quello col vaso dei profumi, assumono un aspetto quasi sorridente e profano. Il carattere lussuoso di questo oggetto viene messo in risalto dalla teca originale che non ha alcun elemento sacro: dunque questa Crocifissione era verosimilmente destinata alla devozione privata.Se la sua datazione non sembra destare alcuna perplessità proporrei il secondo quarto del XVIII secolo- così come la sua ubicazione geografica in Italia, appare meno ovvio indicare lautore di questo piccolo capolavoro. A mio avviso esso va cercato in ambito toscano giacché il modo di comporre le figure appare assai prossimo a quello di Francesco Pieri (1699-1773); un elemento di confronto con lopera di quellartista toscano trapiantato a Napoli, è la presenza del fondo ricoperto di cera dal modellato stiacciato e dipinto (come si ritrova in opere documentate di Pieri durante il periodo della sua attività per la corte borbonica di Napoli).Giovanni Francesco Pieri nato a Prato, fu scolaro dello scultore fiorentino Gioacchino Fortini e, come ricorda il suo biografo F.M.N. Gaburri, fu addestrato soprattutto come medaglista e nellapprontare figure piccole, dintero rilievo, e di mezzo, e basso rilievo in cere colorite, attività che gli valse la protezione dellultimo Granduca mediceo, Giangastone. Pieri rimase a Firenze fino alla morte di quel regnante nel 1736 per trasfersi lanno successivo a Napoli. Nellopera qui in esame si noterà che, come scriveva Gaburri attorno al 1740, il Crocifisso è a tutto tondo mentre la Maddalena e i putti sono in mezzorilievo. Si terrà presente che le opere finora note del Pieri sono tutte posteriori al suo cinquantesimo anno di età, cioè databili a partire dal quinto decennio del secolo -una dozzina di anni dopo la sua partenza da Firenze- mentre il Gaburri indica che era stato addestrato come ceroplasta: viene dunque a mancare tutta la sua attività in questo campo fino quasi al 1750 1.Fra le opere di Pieri che conosciamo il numero di quelle religiose è esiguo: lunica firmata è una Addolorata che risale al 1759. Ad essa si congiunge una immagine di SantAnna con la Vergine bambina che presenta non poche affinità col lavoro qui in esame.La cornice che racchiude la Crocifissione potrebbe essere fiorentina, non esente di contatti con alcune idee dellarchitetto Alessandro Galilei toscano ma attivo a Roma ai tempi di Clemente XII (Corsini, 1730-1740), come risulta da alcuni suoi progetti grafici conservati nellArchivio di Stato di Firenze. Laspetto non ancora del tutto rococò, ma piuttosto barocchetto, è tipico di Firenze e di Roma in quegli anni, cioè attorno alla metà del secolo. Il pittore Giuseppe Zocchi (1711-1767), il più brillante relatore degli usi e costumi fiorentini attorno alla metà del Settecento, raffigura talvolta in alcune sue tele (come La Mattina, custodita nel Museo dellOpificio delle Pietre Dure) piccole cornici per specchi che sono paragonabili alla nostra teca 2.1 Per Francesco Pieri si veda A. Gonzalez-Palacios, Il gusto dei principi, Milano
Giovanni Francesco Pieri (attribuita a) Crocifissione Cere policrome circa 1730-1750 Su un fondo ligneo ricoperto in cera dipinta si staglia la figura del Cristo crocifisso, a tutto tondo, fiancheggiato da due angeli con emblemi della Passione il calice, il velo della Veronica- mentre un altro, ai piedi, ha il vaso col balsamo e siede in posizione opposta alla figura della Maddalena adorante. Piccoli cherubini chiudono in alto la composizione, contenuta in una teca con una cornice lignea intagliata e dorata a motivi di volute spezzate con una cimasa a frontone curvilineo interrotto da una foglia dacanto.Dimensioni: cm 47 x 37 x 7 con la cornice - cm 28 x 23 senza corniceQuesta composizione elegante, priva del senso tragico che il soggetto comporta, è tipica del pieno Settecento. Il sangue di Cristo, ad esempio, è reso meno drammatico dal contrasto con la chioma fluente della Maddalena mentre i putti svolazzanti, che reggono due dei simboli della Passione, e quello col vaso dei profumi, assumono un aspetto quasi sorridente e profano. Il carattere lussuoso di questo oggetto viene messo in risalto dalla teca originale che non ha alcun elemento sacro: dunque questa Crocifissione era verosimilmente destinata alla devozione privata.Se la sua datazione non sembra destare alcuna perplessità proporrei il secondo quarto del XVIII secolo- così come la sua ubicazione geografica in Italia, appare meno ovvio indicare lautore di questo piccolo capolavoro. A mio avviso esso va cercato in ambito toscano giacché il modo di comporre le figure appare assai prossimo a quello di Francesco Pieri (1699-1773); un elemento di confronto con lopera di quellartista toscano trapiantato a Napoli, è la presenza del fondo ricoperto di cera dal modellato stiacciato e dipinto (come si ritrova in opere documentate di Pieri durante il periodo della sua attività per la corte borbonica di Napoli).Giovanni Francesco Pieri nato a Prato, fu scolaro dello scultore fiorentino Gioacchino Fortini e, come ricorda il suo biografo F.M.N. Gaburri, fu addestrato soprattutto come medaglista e nellapprontare figure piccole, dintero rilievo, e di mezzo, e basso rilievo in cere colorite, attività che gli valse la protezione dellultimo Granduca mediceo, Giangastone. Pieri rimase a Firenze fino alla morte di quel regnante nel 1736 per trasfersi lanno successivo a Napoli. Nellopera qui in esame si noterà che, come scriveva Gaburri attorno al 1740, il Crocifisso è a tutto tondo mentre la Maddalena e i putti sono in mezzorilievo. Si terrà presente che le opere finora note del Pieri sono tutte posteriori al suo cinquantesimo anno di età, cioè databili a partire dal quinto decennio del secolo -una dozzina di anni dopo la sua partenza da Firenze- mentre il Gaburri indica che era stato addestrato come ceroplasta: viene dunque a mancare tutta la sua attività in questo campo fino quasi al 1750 1.Fra le opere di Pieri che conosciamo il numero di quelle religiose è esiguo: lunica firmata è una Addolorata che risale al 1759. Ad essa si congiunge una immagine di SantAnna con la Vergine bambina che presenta non poche affinità col lavoro qui in esame.La cornice che racchiude la Crocifissione potrebbe essere fiorentina, non esente di contatti con alcune idee dellarchitetto Alessandro Galilei toscano ma attivo a Roma ai tempi di Clemente XII (Corsini, 1730-1740), come risulta da alcuni suoi progetti grafici conservati nellArchivio di Stato di Firenze. Laspetto non ancora del tutto rococò, ma piuttosto barocchetto, è tipico di Firenze e di Roma in quegli anni, cioè attorno alla metà del secolo. Il pittore Giuseppe Zocchi (1711-1767), il più brillante relatore degli usi e costumi fiorentini attorno alla metà del Settecento, raffigura talvolta in alcune sue tele (come La Mattina, custodita nel Museo dellOpificio delle Pietre Dure) piccole cornici per specchi che sono paragonabili alla nostra teca 2.1 Per Francesco Pieri si veda A. Gonzalez-Palacios, Il gusto dei principi, Milano
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