Auktionsarchiv: Los-Nr. 139

GIACOMO BALLA (Torino 1871 - Roma 1958

Schätzpreis
Zuschlagspreis:
n. a.
Auktionsarchiv: Los-Nr. 139

GIACOMO BALLA (Torino 1871 - Roma 1958

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Beschreibung:

GIACOMO BALLA (Torino 1871 - Roma 1958) Ballerina IV, 1920/1968 Scultura in ferro su base in plexiglass, ex. 9/9 Misure cm. 58 x 11 x 8, inclusa la base Timbro 'Futurballa', sulla base in plexiglass Etichetta 'Hirshhorn Museum', sulla base L'opera appartiene alla produzione postuma del 1968, fatta dalla Galleria l'Obelisco di Roma. Una tiratura della serie è segnalata nel catalogo 'Balla ricostruzione futurista dell'universo' a cura di Maurizio Fagiolo, Bulzoni Editore 1968, come 'Danse de Feu' PROVENIENZA Collezione privata, Roma ESPOSIZIONI Galleria dell'Obelisco, Roma 1968 Galleria del Naviglio, Venezia 1968 Galerie Pierre, Stoccolma 1969 Galleria La Bussola, Torino 1969 Galleria Peccolo, Livorno 1971 'Balla', The Peter Stuyvesant Foundation: Johannesburg, Natal, Port Elisabeth, Grahamstown, Durban, Pretoria, Kimberley, Cape Town 1974 'Futurism', Gallery Arti, New York 1984 'FuturBalla', Arts for Architecture, New York 1986 'Balla il giardino Futurista', Panicali Fine Arts, New York 1990 'Balla', Ratner Gallery, Chicago 1990 Negli anni ’60, Gaspero del Corso e sua moglie Irene Brin, direttori della galleria l’Obelisco di Roma, decisero che era il momento di rendere giustizia ad un grande artista italiano caduto nell’oblio: Giacomo Balla Balla fu tra i primissimi artisti a seguire la linea di ricerca che portava all’astrazione, non fermandosi di certo agli esiti ottenuti grazie alle teorie futuriste, ma proseguendo un cammino estremamente fecondo e di grande interesse: associò infatti il dinamismo geometrico del triangolo alla rappresentazione pittorica della luce e del cromatismo, affrontò l’idea di specularità e simmetria dell’immagine e si avvicinò alla rappresentazione di forme musicali attraverso il concetto di velocità. Nel progetto 'Ricostruzione futurista dell’Universo', pubblicato nel 1915, prendeva corpo la più lucida descrizione dell’utopia dell’artista moderno. Lo strumento essenziale della 'Ricostruzione' era individuato in un complesso plastico, un aggregato polimaterico, le cui parole d’ordine erano: astratto, dinamico, trasparentissimo, coloratissimo e luminosissimo, autonomo, trasformabile, drammatico, volatile, odoroso, rumoreggiante, scoppiante. Nasceva così l’idea dei 'Fiori' e delle 'Ballerine', tra le molte proposte plastiche tese alla fuoriuscita dal quadro. E’ il proclama di una nuova estetica: la vera utopia tra le utopie. Nel 1966, Elio Marchegiani d’accordo con i coniugi del Corso si recò a casa di Luce e Elica Balla deciso a scoprire tutto il possibile in relazione alla 'Ricostruzione' e alle sue implicazioni. La scoperta più importante fu una scritta autografa di Balla sotto un suo 'Fiore' in cui c’era scritto: 'Ricostruitelo con i materiali della vostra epoca'. E così dall’entusiasmo di Marchegiani, unitamente a quello di Gaspero del Corso e Irene Brin, nacque l’idea di dar seguito a questa sorta di 'testamento artistico' di Giacomo Balla Con un lungo lavoro di ricerca che impegnò per un anno intero Marchegiani, l’Obelisco e coloro che collaboravano all’attività della galleria, Cesare Bellici in primis, furono individuati tutti i progetti esecutivi del 'Complesso plastico' del 'Giardino futurista', delle 'Linee forza e linee di velocità' e delle 'Ballerine', progetti che andavano dal 1913 al 1930. In quell’occasione furono pubblicati i lavori su Balla curati da Maurizio Fagiolo. A queste riproduzioni si associava anche la maquette per l’opera 'Feu d’Artifice', spettacolo messo in scena al Teatro Costanzi di Roma il 12 aprile 1917, che vide la collaborazione di Balla con Strawinsky e Diaghilew. Le riproduzioni nate tra il 1966 e il 1968, periodo che vide anche la così detta 'riscoperta di Balla' ad opera della galleria dell’Obelisco, vennero riproposte ancora nel 1989 in edizione limitata, allo scopo di non dimenticare il lavoro fatto venti anni prima dall’Obelisco, galleria che ebbe il merito di promuovere l’arte italiana nel mondo con forza e tenacia sin dal 1946. (Scheda a cura di Gi

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GIACOMO BALLA (Torino 1871 - Roma 1958) Ballerina IV, 1920/1968 Scultura in ferro su base in plexiglass, ex. 9/9 Misure cm. 58 x 11 x 8, inclusa la base Timbro 'Futurballa', sulla base in plexiglass Etichetta 'Hirshhorn Museum', sulla base L'opera appartiene alla produzione postuma del 1968, fatta dalla Galleria l'Obelisco di Roma. Una tiratura della serie è segnalata nel catalogo 'Balla ricostruzione futurista dell'universo' a cura di Maurizio Fagiolo, Bulzoni Editore 1968, come 'Danse de Feu' PROVENIENZA Collezione privata, Roma ESPOSIZIONI Galleria dell'Obelisco, Roma 1968 Galleria del Naviglio, Venezia 1968 Galerie Pierre, Stoccolma 1969 Galleria La Bussola, Torino 1969 Galleria Peccolo, Livorno 1971 'Balla', The Peter Stuyvesant Foundation: Johannesburg, Natal, Port Elisabeth, Grahamstown, Durban, Pretoria, Kimberley, Cape Town 1974 'Futurism', Gallery Arti, New York 1984 'FuturBalla', Arts for Architecture, New York 1986 'Balla il giardino Futurista', Panicali Fine Arts, New York 1990 'Balla', Ratner Gallery, Chicago 1990 Negli anni ’60, Gaspero del Corso e sua moglie Irene Brin, direttori della galleria l’Obelisco di Roma, decisero che era il momento di rendere giustizia ad un grande artista italiano caduto nell’oblio: Giacomo Balla Balla fu tra i primissimi artisti a seguire la linea di ricerca che portava all’astrazione, non fermandosi di certo agli esiti ottenuti grazie alle teorie futuriste, ma proseguendo un cammino estremamente fecondo e di grande interesse: associò infatti il dinamismo geometrico del triangolo alla rappresentazione pittorica della luce e del cromatismo, affrontò l’idea di specularità e simmetria dell’immagine e si avvicinò alla rappresentazione di forme musicali attraverso il concetto di velocità. Nel progetto 'Ricostruzione futurista dell’Universo', pubblicato nel 1915, prendeva corpo la più lucida descrizione dell’utopia dell’artista moderno. Lo strumento essenziale della 'Ricostruzione' era individuato in un complesso plastico, un aggregato polimaterico, le cui parole d’ordine erano: astratto, dinamico, trasparentissimo, coloratissimo e luminosissimo, autonomo, trasformabile, drammatico, volatile, odoroso, rumoreggiante, scoppiante. Nasceva così l’idea dei 'Fiori' e delle 'Ballerine', tra le molte proposte plastiche tese alla fuoriuscita dal quadro. E’ il proclama di una nuova estetica: la vera utopia tra le utopie. Nel 1966, Elio Marchegiani d’accordo con i coniugi del Corso si recò a casa di Luce e Elica Balla deciso a scoprire tutto il possibile in relazione alla 'Ricostruzione' e alle sue implicazioni. La scoperta più importante fu una scritta autografa di Balla sotto un suo 'Fiore' in cui c’era scritto: 'Ricostruitelo con i materiali della vostra epoca'. E così dall’entusiasmo di Marchegiani, unitamente a quello di Gaspero del Corso e Irene Brin, nacque l’idea di dar seguito a questa sorta di 'testamento artistico' di Giacomo Balla Con un lungo lavoro di ricerca che impegnò per un anno intero Marchegiani, l’Obelisco e coloro che collaboravano all’attività della galleria, Cesare Bellici in primis, furono individuati tutti i progetti esecutivi del 'Complesso plastico' del 'Giardino futurista', delle 'Linee forza e linee di velocità' e delle 'Ballerine', progetti che andavano dal 1913 al 1930. In quell’occasione furono pubblicati i lavori su Balla curati da Maurizio Fagiolo. A queste riproduzioni si associava anche la maquette per l’opera 'Feu d’Artifice', spettacolo messo in scena al Teatro Costanzi di Roma il 12 aprile 1917, che vide la collaborazione di Balla con Strawinsky e Diaghilew. Le riproduzioni nate tra il 1966 e il 1968, periodo che vide anche la così detta 'riscoperta di Balla' ad opera della galleria dell’Obelisco, vennero riproposte ancora nel 1989 in edizione limitata, allo scopo di non dimenticare il lavoro fatto venti anni prima dall’Obelisco, galleria che ebbe il merito di promuovere l’arte italiana nel mondo con forza e tenacia sin dal 1946. (Scheda a cura di Gi

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