Alberto Burri Cellotex W1 Acrilico e vinavil su cellotex cm 16x23,5 Eseguito nel 1980 Bibliografia: Alberto Burri Cellotex e Multiplex, Galleria Sanluca, Bologna, 27 febbraio - 15 aprile 1982. Illustrato nel catalogo della mostra; Burri. Contributi al Catalogo Sistematico, a cura della Fondazione Palazzo Albizzini, Città di Castello, 1990, pagina 278, n. 1204 (illustrato); Alberto Burri Catalogo Generale, Pittura 1979-1994, a cura di Bruno Corà, Edizione Fondazione Palazzo Albizzini, Milano 2015, Tomo III, pagina 61, n. 1646 (illustrato) Si ringrazia Greta Boninsegni dell'Archivio Fondazione Burri, Città di Castello, per l'aiuto nella compilazione di questa scheda Alberto Burri inizia a sperimentare l’utilizzo del Cellotex già dagli anni Sessanta. Materiale povero e di utilizzo industriale, il Cellotex è un impasto di legno e colla, in genere usato come isolante nell’edilizia e riadattato come supporto per le proprie opere dal grande artista di Città di Castello. Burri vi sovrappone strati di colore acrilico, ne raschia la superficie, e fa si che quest’ultima giochi con la luce, catturando o liberando luminosità. Nei Cellotex neri, o “Annottarsi” come altrimenti lo stesso Burri li definiva, le linee dolci delle figure, si caricano di tensione quando entrano in dialogo con la porosità del materiale e i contrasti tra il nero dell’acrilico e le superfici opache e lucide. Queste, trattenendo o liberando la luce, ridisegnano le caratteristiche di una ricerca che va oltre la materia utilizzata e le forme rappresentate, ma coinvolge l’intera ricerca dell’artista sino agli ultimi lavori in cui si rispecchia e si rilegge tutto il lavoro precedente, poiché, come Burri stesso affermava: «Il mio ultimo quadro e’ uguale al primo».
Alberto Burri Cellotex W1 Acrilico e vinavil su cellotex cm 16x23,5 Eseguito nel 1980 Bibliografia: Alberto Burri Cellotex e Multiplex, Galleria Sanluca, Bologna, 27 febbraio - 15 aprile 1982. Illustrato nel catalogo della mostra; Burri. Contributi al Catalogo Sistematico, a cura della Fondazione Palazzo Albizzini, Città di Castello, 1990, pagina 278, n. 1204 (illustrato); Alberto Burri Catalogo Generale, Pittura 1979-1994, a cura di Bruno Corà, Edizione Fondazione Palazzo Albizzini, Milano 2015, Tomo III, pagina 61, n. 1646 (illustrato) Si ringrazia Greta Boninsegni dell'Archivio Fondazione Burri, Città di Castello, per l'aiuto nella compilazione di questa scheda Alberto Burri inizia a sperimentare l’utilizzo del Cellotex già dagli anni Sessanta. Materiale povero e di utilizzo industriale, il Cellotex è un impasto di legno e colla, in genere usato come isolante nell’edilizia e riadattato come supporto per le proprie opere dal grande artista di Città di Castello. Burri vi sovrappone strati di colore acrilico, ne raschia la superficie, e fa si che quest’ultima giochi con la luce, catturando o liberando luminosità. Nei Cellotex neri, o “Annottarsi” come altrimenti lo stesso Burri li definiva, le linee dolci delle figure, si caricano di tensione quando entrano in dialogo con la porosità del materiale e i contrasti tra il nero dell’acrilico e le superfici opache e lucide. Queste, trattenendo o liberando la luce, ridisegnano le caratteristiche di una ricerca che va oltre la materia utilizzata e le forme rappresentate, ma coinvolge l’intera ricerca dell’artista sino agli ultimi lavori in cui si rispecchia e si rilegge tutto il lavoro precedente, poiché, come Burri stesso affermava: «Il mio ultimo quadro e’ uguale al primo».
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